Di acquisti, anche rilevanti, l'Igea Virtus in questa stagione ne ha fatti diversi, ma uno tra i più importanti è senza dubbio Benedetto Orti Tullo, il primo ad essere ufficializzato in ordine di tempo. Il ruolo è quello di Team Manager o, per dirlo all'italiana, "responsabile relazioni esterne e rapporti tra squadra, staff tecnico e società", mentre l'entusiasmo e la passione sono quelli che sempre l'hanno contraddistinto. E con il suo spirito non poteva che condividere a braccia aperte un progetto partito da un gruppo di amici con lo scopo di riportare nuovamente in alto il nome di una città, di una tifoseria e di popolo che vi ruota attorno.
Ci aveva già confessato la sua emozione per questo nuovo compito ed alla prima stagionale non poteva proprio mancare, per giunta in panchina. L'abbiamo raggiunto dopo il triplice fischio per sentire le sue sensazioni "a caldo" ed ecco cosa ci ha detto: «Mi sono sentito molto onorato di poter andare in panchina a rappresentare i colori giallorossi. Questo è già di per se un fatto che ti trasmette molte emozioni. Già nel prepartita, prima del riconoscimento, ho provato bellissime sensazioni: il rumore dei tacchetti, il manto erboso sotto le scarpe, la concentrazione dello spogliatoio. Tutte sensazioni che mi hanno riportato indietro nel tempo. E il pensiero è andato ancora una volta al compianto DS Nino Barone, che ci ha lasciati troppo presto. Con il dirigente Recupero, prima della gara, abbiamo ricordato i post partita di quando l'Igea Virtus militava in C2. Non dico che stava per scappare la lacrimuccia, ma quasi. E poi questa gara con il Sacro Cuore mi ha dato l'occasione di riabbracciare vecchi amici che non vedevo da un pezzo, come ad esempio Filippo Romeo, Davide Fugazzotto e Domenico Lombardo».
Come hai visto la squadra dopo i primi 90 minuti ufficiali?
«Premetto che abbiamo giocato contro una squadra che, a mio avviso, parte con i favori del pronostico nel prossimo torneo di Promozione. Devo dire che sono contento per la prestazione dei ragazzi, specialmente tenuto conto che siamo ancora nel periodo di preparazione e che i carichi di lavoro sono notevoli. Se contro il Sacro Cuore avessimo fatto bottino pieno non avremmo rubato nulla. Abbiamo giocato un buon calcio, costruito molte occasioni, a parte il rigore. Dobbiamo tenere conto anche che siamo una squadra molto giovane, ma sono convinto che il tempo potrà dare confronto alle nostre scelte. Adesso ci aspetta una gara difficilissima contro una formazione forte, guidata da un tecnico molto capace e preparato. Non sarà facile, ma il cuore "Igea" dovrà cercare di andare ancora una volta oltre l'ostacolo».
Su quali fattori l'Igea Virtus dovrà puntare per fare bene anche in Promozione?
«Questo è un campionato tosto ed il mister lo sa bene. Tocca a lui individuare strategie tecniche e tattiche sulle quali lavorare giorno dopo giorno. La squadra, dal 30 luglio ad oggi, sta crescendo ed il gruppo si sta amalgamando. Questo è un aspetto importante perché noi puntiamo molto sul collettivo e, di conseguenza, su uno spogliatoio unito».
Pronostico azzardato alla vigilia: in quale zona della classifica termineremo il campionato?
«Non sono bravo a fare pronostici. Nella vita di tutti i giorni non sono scaramantico, ma nel calcio sì. Quindi nessun pronostico, ma solo l'augurio di centrare il traguardo di rimanere nella cosiddetta "parte sinistra" della classifica. Poi siamo pronti a prenderci ciò che il campo vorrà offrirci».
C'è un momento della stagione che attendi particolarmente?
«Sì, sarei ipocrita nel dire il contrario. Ci sarà un momento il cui il mio cuore si fermerà per un attimo e il tasto rewind riporterà la mente a tanti pomeriggi vissuti, con il sole o con la pioggia, al "Farsaci" di Spadafora. Spero di avere la fortuna di tornare con la mia Igea Virtus nel campo in cui sono cresciuto ad affrontare la squadra che ho amato tantissimo da ragazzino, al punto di considerare il giallonero come una seconda pelle. Ho sentito dire che il "Farsaci" sarà demolito e questo mi fa stare male e mi ferisce nei ricordi. Credo sia così anche per tutti quei ragazzi, oggi uomini, che lì dentro, accanto alla Spadaforese, hanno speso una parte o tutta la loro vita. Sarà bello incontrare tanti amici - continua Benedetto dopo essersi scusato per aver divagato - per confrontarsi e ritrovarsi. A me il calcio piace viverlo così: un pizzico di allegria, romanticismo e amarcord, sempre all'insegna dei veri valori. Ovviamente con il giallorosso nel cuore».
Alla gente vuole lanciare questo messaggio: «Seguiteci. Ci stiamo mettendo tutta la passione possibile, dateci fiducia». E poi parliamo dell'organizzazione sul piano della comunicazione di cui si è anche discusso in conferenza stampa: «E' essenziale - dice Orti Tullo - comunicare attivamente e frequentemente con i media e con la nostra gente. E' importante che la gente sappia che al D'Alcontres trova un gruppo di amici che vuole divertirsi e far divertire. Stiamo lavorando per dare un'impronta professionale all'organizzazione societaria, senza perdere di vista lo spirito della grande famiglia. Questo è molto importante».
Hai parlato di valori nello sport e del tuo modo di vivere il calcio. Approfondiamo il discorso?
«Con piacere. Negli anni, il calcio mi ha dato modo di incontrare tanti amici che ricordo con grande affetto. Il calcio per me fondamentalmente è amicizia e disciplina. E' rapporto umano. E' chiaro che nei 90 minuti a tutti può capitare il momento di tensione, ma l'importante è ritrovarsi nel cosiddetto "Terzo Tempo", stringersi la mano e tornare più amici di prima. Il calcio deve essere lealtà sportiva, accoglienza, deve essere un piacevole confronto, uno scambio di idee, un momento di sana aggregazione. Specialmente nelle categorie dilettantistiche che - afferma il Team Manager igeano - devono essere la prima vera fucina di valori per i più giovani al pari della famiglia e della scuola. E mi auguro che anche le istituzioni capiscano l'importanza nel tessuto sociale delle realtà sportive del comprensorio e possano valorizzarle, compatibilmente con le esigenze del territorio».
«Con piacere. Negli anni, il calcio mi ha dato modo di incontrare tanti amici che ricordo con grande affetto. Il calcio per me fondamentalmente è amicizia e disciplina. E' rapporto umano. E' chiaro che nei 90 minuti a tutti può capitare il momento di tensione, ma l'importante è ritrovarsi nel cosiddetto "Terzo Tempo", stringersi la mano e tornare più amici di prima. Il calcio deve essere lealtà sportiva, accoglienza, deve essere un piacevole confronto, uno scambio di idee, un momento di sana aggregazione. Specialmente nelle categorie dilettantistiche che - afferma il Team Manager igeano - devono essere la prima vera fucina di valori per i più giovani al pari della famiglia e della scuola. E mi auguro che anche le istituzioni capiscano l'importanza nel tessuto sociale delle realtà sportive del comprensorio e possano valorizzarle, compatibilmente con le esigenze del territorio».
Per chiudere, due parole sui ragazzi del tifo organizzato?
«Due parole sono troppo poche per descrivere e raccontare dell'amore immenso che hanno dimostrato e dimostrano verso la squadra. Avremmo voluto dedicare a loro la prima vittoria al D'Alcontres, ma sono convinto che si sapranno aspettare e ci scuseranno per il ritardo. Ai ragazzi dell'Armata e di tutti i gruppi organizzati dico che cercheremo di mettere lo stesso amore e la stessa passione che mettono loro per onorare i colori giallorossi. Intanto, li ringrazio già da adesso per tutto il sostegno che ci daranno nel corso della stagione. Sono loro la nostra vera risorsa in più».
Luca Aliquò
Ufficio Comunicazioni Igea Virtus Barcellona
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